Un piacevole dialogo con mons. Luigi Bettazzi. Un dialogo senza "filtri", illuminante nella sua semplicità, aperto al confronto verso chi si sente distante dalle ideologie religiose. Con la stessa semplicità, potrebbe però rivelarsi “scomodo” per chi, invece, sente di appartenere alla “Santa Madre Chiesa” e alla sua scuola di pensiero: religiosi e fedeli potrebbero sentirsi obbligati a rielaborare la propria fede. Perché quando si fa riferimento ai valori, la misura è alta. Per tutti.
Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, nasce a Treviso nel 1923. Diventa sacerdote nel 1946 e nel 1963 vescovo ausiliare. Dallo stesso anno partecipa a tre sessioni del Concilio Vaticano II. Alla fine del 1966 è nominato vescovo di Ivrea e nel 1968 presidente di “Pax Christi”, movimento cattolico per la pace. è stato presidente della commissione “Justitia et Pax” della Conferenza episcopale italiana. Tra i suoi libri “Ateo a diciott’anni?” (1982), “Anticlericali e clericali. Dal Risorgimento italiano alla non-violenza” (2006), “In dialogo con i lontani”(2009).
Dedicato a coloro che:
Non ritengono di riconoscere,
ne di avere bisogno di un Dio
Sono refrattari ai dogmi
non rinunciano alla propria libertà
non hanno intenzione di obbedire
non si ritengono manchevoli né peccatori
non hanno bisogno di preghiera
cercano percorsi spirituali alternativi
sono refrattari alle parole “religione” e “religiosi”
ritengono il clero un sistema che si auto conserva nei privilegi
non hanno bisogno di santi, di misticismo, di miracoli
ma sanno che la parola NO è la prima parola
che la vita proferisce quando vuole
diventare una vita libera, e che,
per arrivare alla felicità, è necessario abbinare il cammino
verso i valori, gli unici riferimenti degni di un SÌ